Attinia si presenta simbolicamente attraverso l'immagine in bianco e nero, sgranata e iconografica del proprio occhio sinistro, ieratico. L'occhio attento di chi guarda e prende coscienza delle cose tangibili e di quelle latenti. Una finestra sempre aperta verso il mondo e un colloquio intimo, ininterrotto, fatto di domande che via via lasciano l'artista insoddisfatta, mai appagata, sia nell'umana ricerca sia in quella artistica. Da percorsi interiori ed incontri inevitabili nasce la sua spinta propulsiva a "fare cose", in tal modo Attinia definisce la sua produzione creativa.
Nell'opera "Tessere", assolutamente introspettiva, vediamo traslato dalla trasparenza umile del plexiglass del materiale ammucchiato, quasi a formare degli strati. Questo miscuglio è forse la sovrapposizione di vie percorse, l'interazione dei vissuti, opportunità lasciate andare, momenti di azione, stasi, pianto, riso, il disordine che ha scaturito un evoluzione verso un divenire destinato a scomporsi nuovamente come le tessere di un puzzle.
Con la delicata discrezione di chi non vuole imporre ma proporre e condividere parte della sua voce, l'artista narra di tematiche sociali. Oggi più che mai, mezzi di distrazione di massa accompagnano gli individui verso un alienante assopimento: un occhio distratto sorvola la realtà e non si pone domande alcune. Nell'istallazione "Ora et labora" il "total white" è padrone della ferrea impalcatura e degli arnesi di lavoro, silenziosamente abbandonati dai "nuovi martiri": coloro che muoiono a causa di logiche prepotenti e vili. L'opera tutta, sembra essere stata ricoperta di pigmento per immersione e la resa eterea sembra onorare il gelido silenzio, in cui sotto quelle logiche, si lavora e si muore.
Sostanzialmente in queste due opere è possibile riassumere gran parte della sua poetica. Tuttavia altri lavori come "I passi fermi del tempo", pur continuando ad avere un contenuto simbolicamente introspettivo, aprono il dialogo con lo spettatore attraverso la scelta estetica di un linguaggio scarno e sintetico. Materiali grezzi come il ferro e la corda poggiano su basi geometriche e danno luogo a composizioni facilmente imprimibili nella mente di chi guarda, offrendo ancor più spazio alla ricerca dei significati che vanno oltre la materia e la forma.
L'andare oltre è una costante imprescindibile nell'estenuante ricerca di Attinia, un viaggio infinito iniziato da sempre. La sua visione complessa e dinamica genera spesso significati mai univoci, narrati con decisione da elementi, immagini e forme carichi di multiple e simboliche valenze. Nell'opera "La penisola che non c'è" piccole barchette di carta costeggiano una nazione che è fatta di sale, lo stesso che anticamente vedeva una penisola fiorire e che oggi forse simboleggia un'arida condizione: un paese che non c'è né per se stesso né per altri. Ma il semplice e biancastro composto di cloruro di sodio ci rimanda anche a significati di sacralità e di purificazione. Il sale rappresenta la saggezza e la conoscenza ma è anche il simbolo della ricchezza e del potere. 
Attinia propone un lavoro che è frutto del tempo trascorso, un fiore che si è aperto alla luce venendo fuori da un "angolo cieco" della propria esistenza.

Silvia Baldassarri







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