derivazione - Odisseo non sa più nuotare

ATTINIA

derivazione - Odisseo non sa più nuotare

Ulisse, l’eroe saggio, avventuriero, curioso, instancabile, si rifiuta di praticare un automatismo cosciente iniziato con il proprio percorso di vita. 
La rinuncia a tuffarsi nel mare della conoscenza, in quelle acque che l’hanno sempre accolto, sfidandone i flutti, i venti e le derive, è estrema ed irrevocabile. 
Lo scheletro della barca, priva di una parte, è abbandonato al suo destino vicino a quattro remi, dove nero su bianco sono scritti alcuni versi tratti dal ventiseiesimo canto dell’Inferno: “fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”.
Dante e Ulisse nell’intraprendere viaggi con rotte diverse sono mossi dall'impeto di sapere; Dante continua il cammino verso la redenzione mentre Ulisse, nell'opera di Attinia, abbandona l’imbarcazione e si arrende rinunciando a quella fame inesauribile di conoscenza di cui si era sempre nutrito.
Ulisse, il prototipo dell’uomo desideroso di verità ed esperienza, più che mai attuale in una realtà dominata dal web dove navigare è diventato abitudine, dove a getto continuo ci vengono offerte una somma infinita di informazioni, e dove tutti più o meno vestiamo i suoi panni, il lavoro di Attinia ci porta a ragionare su ciò che Gillo Dorfles chiama Horror Pleni, ovvero lo sgomento derivante dal sovraccarico di segni e dall'aberrante dominio della comunicazione.
L’interruzione per cercare di tracciare una rotta e definire l’orientamento è necessaria,
purché non si esageri rischiando di trasformare tutta la vita in una pausa (Paolo Jedlowski).
L’inizio del titolo oltre a dimostrare un alto vertice di sintesi poetica di derivazione concettuale, sottintende un atto da compiere così da avviare un processo che eviti di tradursi in crisi della conoscenza.

Nikla Cingolani

Nessun commento: